Riguardo la mostra

Renata Fabbri è lieta di annunciare Loose Ends, un progetto a cura di Branka Benčić.

La mostra prende forma attraverso una serie di strategie instabili e temporanee di improvvisazione, ripetizione, sostituzione e riconfigurazione. Come il titolo fa riferimento all’irrisolto e all’incompleto, al vago e all’indefinito, la mostra si sviluppa come una serie di dialoghi provvisori che fanno eco ad un significato sospeso.

La mostra riunisce quattro posizioni artistiche, ognuna delle quali affronta prassi di riproduzione e conservazione, tentativi e ripensamenti, diverse procedure concettuali e formali in un processo che abbraccia/contempla il caso. Riflette sulle incertezze che caratterizzano il contemporaneo – paesaggi in trasformazione, economie di tensione e collasso, discontinuità spaziali e temporali.

Le opere che convergono in questa mostra indagano la materialità dei processi artistici nel loro articolarsi attraverso la produzione e l’esposizione. In particolare guardano ad aspetti di precarietà, instabilità ed effimeratezza inscritti a tali procedure, così come alle metodologie e alle modalità di produzione che le sottendono. La mostra è articolata attraverso una serie di elementi formali, analogie, giustapposizioni e reciprocità che caratterizzano questi lavori nella loro riconfigurazione di linguaggi minimalisti, post-minimalisti, concettuali ed astratti. Un certo aspetto performativo è innescato nell’inscenare/rappresentare relazioni tra gli oggetti e lo spettatore in una coreografia dello
spazio.

Siamo spesso portati a pensare che ogni azione sia proiettata verso un fine o uno scopo. Tuttavia c’è una distinzione tra le azioni che sono “mezzi per un fine” (“means to ends”) e quelle che non lo sono, che costituiscono un fine in se stesse.

Loose Ends esplora e attiva tali elementi di sospensione, un gap che divide la realtà di un oggetto, un’azione, un’immagine dal proprio significato. Uno spazio che rimane vago, definito da connessioni allentate o inesistenti tra parti diverse. Situazioni o azioni diventano articolate come possibilità e tentativi, sia per raggiungere, che per evitare o per tracciare nuovi fini o, ancora, per incorporare uno spazio senza fini. Aspettando che il significato venga re-inscritto, Loose Ends rappresenta una situazione di termini estetici, spaziali e concettuali per formare un linguaggio visuale di frammenti, forme temporanee instabili e precarie. Strutturata come narrativa frammentata, uno scenario di potenzialità sta emergendo all’orizzonte.

Renata Fabbri è lieta di annunciare Loose Ends, un progetto a cura di Branka Benčić.

La mostra prende forma attraverso una serie di strategie instabili e temporanee di improvvisazione, ripetizione, sostituzione e riconfigurazione. Come il titolo fa riferimento all’irrisolto e all’incompleto, al vago e all’indefinito, la mostra si sviluppa come una serie di dialoghi provvisori che fanno eco ad un significato sospeso.

La mostra riunisce quattro posizioni artistiche, ognuna delle quali affronta prassi di riproduzione e conservazione, tentativi e ripensamenti, diverse procedure concettuali e formali in un processo che abbraccia/contempla il caso. Riflette sulle incertezze che caratterizzano il contemporaneo – paesaggi in trasformazione, economie di tensione e collasso, discontinuità spaziali e temporali.

Le opere che convergono in questa mostra indagano la materialità dei processi artistici nel loro articolarsi attraverso la produzione e l’esposizione. In particolare guardano ad aspetti di precarietà, instabilità ed effimeratezza inscritti a tali procedure, così come alle metodologie e alle modalità di produzione che le sottendono. La mostra è articolata attraverso una serie di elementi formali, analogie, giustapposizioni e reciprocità che caratterizzano questi lavori nella loro riconfigurazione di linguaggi minimalisti, post-minimalisti, concettuali ed astratti. Un certo aspetto performativo è innescato nell’inscenare/rappresentare relazioni tra gli oggetti e lo spettatore in una coreografia dello
spazio.

Siamo spesso portati a pensare che ogni azione sia proiettata verso un fine o uno scopo. Tuttavia c’è una distinzione tra le azioni che sono “mezzi per un fine” (“means to ends”) e quelle che non lo sono, che costituiscono un fine in se stesse.

Loose Ends esplora e attiva tali elementi di sospensione, un gap che divide la realtà di un oggetto, un’azione, un’immagine dal proprio significato. Uno spazio che rimane vago, definito da connessioni allentate o inesistenti tra parti diverse. Situazioni o azioni diventano articolate come possibilità e tentativi, sia per raggiungere, che per evitare o per tracciare nuovi fini o, ancora, per incorporare uno spazio senza fini. Aspettando che il significato venga re-inscritto, Loose Ends rappresenta una situazione di termini estetici, spaziali e concettuali per formare un linguaggio visuale di frammenti, forme temporanee instabili e precarie. Strutturata come narrativa frammentata, uno scenario di potenzialità sta emergendo all’orizzonte.

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